www.scuolagenitorifigli.it

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"Multum in parvo"

Necessarie premesse

Se dovessi lasciarmi andare al gusto del racconto ci sarebbero pagine e pagine da scrivere su questo progetto. Dalla genesi all'evoluzione del progetto in tutte le sue fasi; dagli spin off che ciò ha generato nel tempo alle testimonianze e i commenti di attori e spettatori; dai presupposti educativi e pedagogici che lo hanno animato agli aspetti progettuali. Insomma molto ci sarebbe da dire ma, da amante della sintesi, preferisco procedere in modo più rapido e conciso.

Innanzitutto tutto ciò che il visitatore troverà in questo sito è figlio del semplice desiderio di voler gratuitamente condividere ciò che è stato fatto e che ha permesso di creare questa pratica virtuosa. Il sito è stato creato solo ora, dopo anni di attività ed esperienza, in quanto il desiderio di condividere è cresciuto di pari passo con la percezione che tutto ciò fosse realmente efficace come le testimonianze e la pratica indicavano con chiarezza. 

Come tutte le esperienze di stampo educativo non basta conoscere la ricetta per pensare di poter preparare un buon prodotto: sono le persone, le interazioni tra di loro, le motivazioni e i luoghi i cui ciò avviene che rendono prelibati i prodotti.  Il mio "pensiero felice" è di immaginare che in altri luoghi si possano ricreare le condizioni per realizzare ciò che ai nostri occhi ha regalato istanti educativi significativi e sereni per coloro che vi hanno preso parte.

In merito a come usare il sito poche indicazioni. Nella pagina "ESPERIENZE" troverete quanto potrebbe essere utile per prendere spunto e aprire il cantiere della sperimentazione educativa che l'attività con genitori e figli rappresenta. Qualora qualcuno gradisse scambiare opinioni e pari con noi non si faccia problemi a contattarci attraverso la pagina "CONTATTI". La pagina "LINKOGRAFIA" vuole solo essere un contorno di qualità per mantenere il sito vivo e aggiornato.

Qui sotto un premessa speciale che consiglio di leggere. Silvia Masiero, sociologa, pedagogista e vice presidente del COF di Monza ha avuto modo più volte come spettatrice di osservare ciò che accade in questi momenti formativi della scuola genitori.

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                                                                  Coordinatore didattico

Collegio Villoresi Monza

Un commento da spettatrice

Sorrisi, imbarazzo, commozione, stupore, desiderio di non essere solo spettatrice, ma di poter partecipare anche io con i miei figli, nessuno seduto nelle prime file chissà perché (sui social invece ci piace…), i papà in fondo, come spesso i maschi a scuola… 

Queste sono le prime riflessioni che mi sono appuntata sul foglio, di pancia, senza pensarci troppo. 

Parole che volutamente non seguono un ordine, un fluire di emozioni per un’esperienza praticamente nuova: difficile incontrare alle 8 del mattino (!) un gruppo così numeroso di genitori con i loro figli e le loro figlie non per discutere di programmi scolastici, uscite didattiche, criteri di valutazione, ma… semplicemente per PARLARE. 

Parlare di cosa? Non dei massimi sistemi o delle indicazioni pedagogiche di riferimento per il perfetto genitore, ma per parlare di musica, danza, ricordi, narrazioni e tanto altro. 

Partendo da stimoli semplici e vicini all’esperienza quotidiana, come per magia genitori e figli iniziano a parlare, a scambiarsi sorrisi, qualcuno appoggia teneramente la testa sulla spalla della mamma o del papà, qualcuno fa più fatica, altri all’inizio sembrano un po’ a disagio, altri ancora fanno domande per cercare di orientarsi in questa esperienza diversa dal solito… Forse perché abbiamo un po’ perso l’abitudine di fermarci e di restare in attesa, di prenderci del tempo per ascoltare e ascoltarci, anche in silenzio. 

Forse perché non siamo abituati ad associare la scuola alle emozioni, ma solo alle prestazioni. 

Il tempo è una questione centrale: quando abbiamo il tempo di ascoltare musica, danzare, narrare, ricordare con i nostri figli e addirittura di condividere le emozioni che queste esperienze suscitano? La sera? Quando torniamo magari stanchi dal lavoro e ci proviamo anche ad attivare un dialogo ma spesso finisce nel solito mantra: «Come è andata oggi a scuola? Bene. Cosa hai fatto di bello oggi? Niente.» 

Ecco il valore di questi incontri a scuola: ci regalano il tempo e l’occasione di incontrare i nostri figli e, come ha osservato una mamma: «E’ bello poter condividere un’esperienza con i figli in uno spazio che è solitamente abitato solo dai ragazzi». 

Non si tratta di scambiarsi opinioni (scambio che di solito finisce con commenti negativi sui gusti musicali reciproci), ma di parlare di COME STIAMO di fronte a quello stimolo. 

E le emozioni, al di là delle naturali divergenze (e il pensiero divergente può essere arricchimento!), diventano un bellissimo RACCORDO GENERAZIONALE. 

Una volta una mamma ha chiesto come mai negli incontri di “restituzione” (già il nome mi convince poco) rivolti ai genitori a conclusione di percorsi formativi (ad esempio affettività, orientamento, bullismo) non vengano coinvolti anche i ragazzi e le ragazze, per poter avere uno stimolo per avviare con loro il dialogo. 

La scuola genitori figli può rappresentare una risposta e non è necessario aspettare la FINE dei percorsi: qui la condivisione ha origine fin dall’INIZIO e l’incontro genitori-figli in contesto scolastico (per una volta senza interferenze legate a voti, prestazioni, provvedimenti disciplinari) assume una valenza innovativa e generativa. Accanto allo stupore della scoperta (“Questa cosa di mio figlio o di mia madre/mio padre proprio non la sapevo”), possono nascere anche nuove connessioni e nuovi legami, utili soprattutto per i genitori.  

Molto spesso, infatti, durante le discussioni che avvengono in famiglia risuona il fatidico rimprovero da parte di figlie e figlie: “Voi siete gli unici che non mi lasciano…” 

Un giudizio che appare perentorio, che sembra quasi non ammettere possibilità di replica.  

Il fenomeno dei “genitori UNICI” ha come conseguenza delle figlie e dei figli uniche e unici: “Io sono l’unica che non può…”, “Io sono l’unico che non va…”, “Io sono l’unico ad avere dei genitori così…” E si potrebbe continuare all’infinito… Pur accettando questo ruolo e riconoscendone la “storicità” (chi di noi non ha rivolto questa accusa almeno una volta nella vita ai propri genitori?) forse una soluzione è possibile, una strategia coerente anche proprio con la finalità generale di questi percorsi: la tanto nominata “RETE”. 

Una parola molto di moda ultimamente in ambito educativo, insieme a quelle di ASCOLTO, ALLEANZA, DIALOGO. Tutte di difficile realizzazione, ma ancor più forse proprio la rete perché implica ingaggio personale, desiderio di condivisione, ma soprattutto fiducia nell’altro/a, figli e figlie comprese. 

E per concludere, i feedback dei genitori dicono tutto. ASCOLTARE E FERMARSI.

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                                                                 Vice Presidente COF 

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